FINITA NELLE RAPIDE
Stavamo navigando su canoe sgangherate sul fiume Urubamba, in Perù. In un punto in cui la corrente era piuttosto forte, i passeggeri sono stati fatti scendere. Io ed un altro viaggiatore, stupidamente, abbiamo deciso di restare a bordo, confidavamo nell'abilità del pilota. Mal ce ne incolse. Non avevamo previsto, purtroppo, che il motore di quella carretta si sarebbe spento per non riaccendersi più, nonostante i ripetuti tentativi di riavviarlo.
La corrente ci portava sempre più al largo, quando il pilota dell'altra canoa, che era dietro di noi, aveva iniziato a fare un'ampia curva per poi avvicinarsi a noi a tutta velocità e colpire forte la prua della nostra barca per indirizzarla verso il bordo del fiume. I colpi erano talmente forti che mi aspettavo di vedere le assi della nostra carcassa disintegrarsi da un momento all'altro.
Per fortuna non è successo e il nostro soccorritore è riuscito in qualche modo a spingerci vicino a riva. Per diversi minuti però ho pensato che sarei andata a raggiungere l'anima di John Walter Gregory, il geologo esploratore britannico annegato proprio in quel punto il 2 giugno 1932, il cui racconto di viaggio stavo leggendo. Ho sempre avuto l'abitudine, infatti, di portare con me il libro di qualche viaggiatore esploratore che avesse percorso quelle stesse zone prima di me.