Una delle cose di cui vado più orgogliosa di aver fatto come appartenente al Servas è quella di aver dato a Norma Forgione una delle ultime gioie della sua vita. L’ho messa in contatto, infatti, con il Servas di Parigi che aveva ospitato il suo adorato figlio, morto giovanissimo. Conoscevo da molti anni Philippe Ferry, Porta Aperta a Parigi. Quella sera, la mia ultima a Parigi prima del rientro a Torino, mentre discorrevamo delle nostre esperienze di ospitanti e viaggiatori, lui mi ha parlato di un ragazzo che aveva accolto anche se non avrebbe potuto, perché il giovane non aveva ancora l’età per viaggiare da solo. Tuttavia, la madre glielo aveva chiesto come favore personale, dato che il ragazzo aveva dovuto sottoporsi a delle cure lunghe e dolorose per la sua malattia e lei voleva dargli un po’ di sollievo e serenità con un bel viaggio.
Giunta a casa, ho trovato nella posta il Notiziario Servas. Fra i vari articoli, c’era una lettera di ringraziamento di Norma Forgione, che esprimeva gratitudine verso coloro che si erano adoperati per aiutare il figlio malato, che, purtroppo, nel frattempo aveva cessato di vivere. Non so cosa sia stato che mi ha fatto tornare col pensiero alla conversazione con Philippe in quel bar di place de Clichy qualche sera prima. Di sicuro non dei nomi né dei riferimenti concreti a dei luoghi. Era una semplice sensazione, che però mi ha spinta a scrivere a Norma una lettera, molto discreta e delicata, in cui le chiedevo se per caso suo figlio fosse stato ospite di Philippe nella casa del XV arrondissement di Parigi.
Appena le è arrivata la lettera, mi ha telefonato emozionata, dicendomi che era proprio suo figlio ad essere stato a Parigi. Nell’angoscia dei mesi successivi alla morte del figlio, aveva perso il recapito dell’ospite. Voleva che la rimettessi in contatto con lui per invitarlo a stare da lei a Napoli. Io le ho dato i recapiti e si sono scritti. Poi, Philippe è andato davvero da lei e mi ha detto di aver parlato tanto con questa madre dolente, che voleva conoscere i minimi dettagli del soggiorno del figlio nella capitale, per riviverli in qualche modo e per riavere indietro uno scampolo di vita di quel ragazzo ormai andato via per sempre. Fare le tre di notte a conversare era cosa normale.
È stato per me meraviglioso incontrarla poi a Genova, in occasione dell’assemblea Servas. Era venuta ad aspettarmi alla stazione di Porta Principe e siamo andate insieme ad attendere l’arrivo di Philippe, che però aveva avuto un disguido con il treno da Nervi ed era molto in ritardo. Abbiamo passato insieme dei giorni bellissimi, facendo anche un po’ i turisti, noi tre insieme sul battello del Porto Antico, in visita al centro storico e nei ristorantini a mangiare le specialità marinare…
Purtroppo, non ho avuto altre occasioni di incontrarla, il male aveva colpito anche lei e non poteva più viaggiare. Le telefonavo, di tanto in tanto, e sentivo la sua voce farsi sempre più flebile. Quando ho sentito che lo sforzo per parlare le era troppo gravoso non l’ho più chiamata. La notizia della sua morte mi ha molto rattristata, ma quello che posso dire è che né io né Philippe l’abbiamo dimenticata. Era una persona splendida, non meritava di soffrire quanto ha sofferto, ma sono sicura che adesso é con il suo figlio adorato.
Quando scendo dal treno a Porta Principe mi sembra ancora di vederla, sorridente e malinconica, ad aspettarmi in cima alla scala mobile e quando passo davanti al palazzo sede dell’assemblea la rivedo davanti al buffet, mentre mette da parte alcuni panini per Philippe, che era in ritardo… Ciao Norma, sei stata un angelo in terra.