La mia prima esperienza Servas è stata in Irlanda. Avevo inviato una quindicina di lettere con un mese di anticipo e con la richiesta di ospitalità. Ho ricevuto tre risposte. Con l’inesperienza dei principianti, ho pensato che quella fosse la media generale dei riscontri in tutti i paesi.
Così, l’anno successivo ho inviato in Inghilterra, dove intendevo passare l’estate, una cinquantina di lettere, nella speranza, in base all’esperienza dell’anno prima, di avere almeno una dozzina di responsi affermativi . Con mia grande sorpresa, hanno risposto quasi tutti. Entusiasta di quella generosità, ho portato il malloppo all’incontro regionale, per farlo vedere ai partecipanti che conoscevo.
La busta che, casualmente, era la prima in alto, conteneva la risposta di un professore, nonché socio Servas, che insegnava all’Università di Oxford. Il mio nome era preceduto dal mio titolo accademico, che lui aveva preso dal biglietto da visita inserito all’interno della missiva che gli avevo mandato. Nel vedere il numero di lettere e il mio nome preceduto dal titolo di studio Mr. President prima ha sorriso del fatto che ne avessi scritte così tante, poi della mia scelta di inserire il titolo di studio.
“Hai usato il titolo di dottoressa!”. Quale misfatto!...
I due fondatori delle guide turistiche inglesi Rough Guides, tradotte in Italia da Feltrinelli, mi avevano chiesto se sarei stata disposta a collaborare con loro per ampliare ed aggiornare i testi e i dati di alcune regioni dell’Italia del Nord. Qualche giorno prima di recarmi a Novara per questo lavoro, ho telefonato a Luigi per chiedergli se avrebbe avuto piacere che ci vedessimo, magari per un caffè. Lui ha detto di sì. Mi ha dato appuntamento per il lunedì mattina alle 8.30 nell’ufficio dove lavorava.
Per sicurezza, la domenica sera ho nuovamente chiamato casa sua per confermare l’incontro. Lui non c’era, mi ha risposto la figlia più giovane, che si è impegnata a riferire il messaggio. Conoscendo la sbadataggine degli adolescenti, mi sono raccomandata di non dimenticarsene. Il mattino dopo il treno - rapido di nome ma non di fatto - è arrivato con più di mezz’ora di ritardo. In diversi siamo andati alla biglietteria per avere il modulo del rimborso, ma inutilmente.
Così, di gran corsa, visti tutti gli impegni che avevo in mattinata, prima di recarmi nel pomeriggio a Vercelli, sono andata all’edificio dove c’era l’ufficio di Luigi. Ma… sorpresa! Lui non c’era e non sarebbe arrivato. Bella fregatura!
È stato comunque interessante osservare l’atmosfera rilassata e gaudente che regnava fra gli impiegati, che chiacchieravano piacevolmente sorseggiando caffè e cappuccini. Mi è venuto da pensare ai miei lunedì mattina a scuola – per scelta ho sempre insegnato in quartieri disagiati e difficili– quando quella era la mattina in cui gli allievi erano più scalmanati che nel resto della settimana.
Quando ho comunicato a Luigi la mia visita andata a vuoto, non so bene per quale motivo è caduto dalle nuvole e mi ha risposto: “Ah, dunque, lemme lemme te ne sei venuta a Novara?” Dato che dovevo riuscire a recarmi in mattinata in una decina di luoghi diversi – il pomeriggio andavo a Vercelli - la mia andatura era tutt’altro che lemme lemme. Inoltre, avrei volentieri evitato di sprecare il tempo speso nell’andare al suo ufficio per niente, se solo avesse avuto la premura di avvertirmi che sarebbe stato assente dal lavoro. L’ho trovata una totale mancanza di riguardo e per questo motivo ho cancellato la sua amicizia su Facebook, il vedere delle foto della figlia mi faceva tornare in mente ogni volta lo sgradevole episodio.
Nel corso dell’incontro nazionale Servas svoltosi a Sorrento eravamo tutti riuniti nell’aula magna dell’edificio che ci ospitava. Ognuno di noi doveva – nel mio caso avrebbe dovuto, visto come sono andate le cose – presentarsi dicendo nome, cognome, città di provenienza, lavoro svolto ed eventuale impegno a favore della pace. Quando il mio vicino di destra aveva finito di introdurre se stesso, c’è stata un’interruzione. Nel momento in cui abbiamo ricominciato, ho preso fiato per dire il mio nome e il mio incarico nel Servas. Purtroppo, però, Luigi ha dato la parola non a me, ma alla mia vicina di sinistra. Ho quindi dovuto rassegnarmi a mantenere l’incognito.
Quando ho partecipato all’Assemblea Nazionale di Genova erano passati alcuni anni dall’ultimo mio incontro con Bruno Manfredi, che conoscevo bene. Nel frattempo, però, lui era talmente dimagrito che ci ho messo un po’ a riconoscerlo e gliel’ho detto. Luigi Uslenghi, che era lì accanto, ha subito puntualizzato:“Ma così è molto più giovanile!”. Come avevo fatto a non accorgermene? Di sicuro mi doveva essere scesa la vista di parecchie diottrie, per non essermi resa conto del suo cambiamento in meglio…
Ad un recente incontro regionale, Luigi Uslenghi mi è venuto incontro allargando le braccia e pronunciando la parola: “Scrittrice!” Questo perché aveva visto su Facebook, a cui mi ero da poco iscritta, questa definizione nel mio profilo. In realtà era da una ventina d’anni che scrivevo e traducevo libri e per questa ragione avevo ritenuto di potermi definire tale. Che fosse millantato credito?
Sempre nel corso di un incontro regionale, eravamo nel parco della villa dove si svolgeva la riunione e c’era da saltare una recinzione. L’ho saltata con facilità, in posizione frontale. No, Luigi Uslenghi non ha approvato il mio stile. Il modo giusto di superarla comportava un movimento diverso delle gambe. “Con una sforbiciata?” ho chiesto. Sì, proprio . Ma il motivo per cui avevo fatto il salto in quel modo era che avevo al piedi delle scarpe di para con il tacco, non adatte al salto di fianco, che rischiava di farmi prendere una storta.
Ah già, le scarpe. Poco dopo è venuto infatti il biasimo anche per quelle, che non erano adatte alla camminata che lui e il gruppo stavano per intraprendere. Ma io non andavo con loro, mi ero offerta di rimanere nella villa per aiutare a rigovernare.
Ci sono stati altri episodi simili di precisazioni, puntualizzazioni, biasimo, (altri sinonimi) e via discorrendo. Dura la vita!
METTERE FOTO DI UN SUO LIBRO SU DANTE – Maria Soresina ha esordito in campo letterario con questo libro su Dante Alighieri, nel quale sostiene la tesi che il Sommo Poeta aderisse alla religione dei catari. Ricordo che nel ‘68 Dante era considerato un reazionario, un cattolico politicamente scorretto, un fallito come politico e come intellettuale. Di sicuro non doveva essere molto considerato se come grande poeta era stato incoronato come grande poeta Albertino Mussato per l’Erecinis (?) cercare
Era stato cacciato da Firenze con l’accusa di essere un barattiere (tangentista, cercare) ed ha vissuto ramingo per il resto della vita. Comprensibilmente non era molto amato nelle curie ecclesiastiche, visto che non temeva di criticare i papi e gli ecclesiastici. Non solo, ma oltre agli eretici, ai bestemmiatori, agli adulatori e ai lussuriosi aveva messo all’Inferno anche alcuni di loro.
Tuttavia, in lui non era mai venuta meno “la reverenza delle somme sfere” (Inf. XIX 101). Per questo il cardinale Biffi ha detto che “Dante è stato un esempio ammirevole di connubio tra fede e libertà. Aderiva alla fede cattolica con autonomia di giudizio, svincolata da timore e condizionamento umano.“ Maria Soresina non è assolutamente d’accordo con questa tesi e lo dimostra nel libro indicato qui sopra.
LOCANDINA TRAILFINDERS - Un anno, sua figlia Caterina, aveva deciso di fare un viaggio intorno al mondo e aveva saputo che a Londra c’era un’agenzia, la Trailfinders, che era specializzata nell’organizzare viaggi tailormade con dei biglietti molto convenienti.
Sempre desiderosa di aiutare, in un pomeriggio di libertà dalle mie ricerche per una guida di Londra che stavo scrivendo, mi sono recata alla sede di questa grande agenzia, che era lontana dalla mia residenza.
Purtroppo ho dovuto fare una lunga coda, ma alla fine mi sono state fornite in modo dettagliato le informazioni richieste sugli itinerari e sui prezzi. La sera ho ricopiato tutto in bella copia, con l’intenzione, una volta rientrata in Italia, di mettere i fogli in una busta e di spedirla a Milano, all’indirizzo di Maria Soresina.
Purtroppo tutto il mio zelante impegno è stato miseramente beffato. Avevo trascorso a Londra quasi un mese e, nel frattempo, la tariffa postale italiana era variata. Io avevo usato uno dei francobolli che avevo in casa, ne tenevo sempre una riserva, dato che usavo spesso il servizio delle Poste.
Qualche giorno dopo, la mia busta con il suo prezioso contenuto di informazioni, che mi erano costate tempo e denaro, è tristemente ritornata indietro. Il portalettere ci aveva scritto sopra che la destinataria si era rifiutata di pagare la piccola multa che era prevista, respingendo il plico. Potrei capire questo atto se Maria non avesse conosciuto il mittente, ma lei mi conosceva bene, ero stata anche ospite a casa sua, quindi la cosa mi ha rattristata e, lo confesso, anche un po’ irritata.
Una volta Maria Soresina, parlando di un suo amico, mi sembra di Marina di Camerota o di quei pressi, mi diceva che, anche se era socio Servas, non sarebbe mai stato un viaggiatore perché lui era ‘uno ricco’. Non so se sia il possesso più o meno grande di beni materiali il discrimine fra l’essere un viaggiatore Servas oppure no, di sicuro in certi casi l’ospitalità offerta richiede una corta dose di spirito di adattamento. Spero che lui, in qualità di persona benestante residente in una casa con tutte le comodità, abbia almeno opitato molti viaggiatori che si trovavano in Calabria..