Basilica di San Maurizio - travellingwithservas

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Benvenuti all'incontro di Pinerolo
(senza i soci pinerolesi)

Sono trascorsi ormai molti anni da quando avevo organizzato l’incontro regionale Servas di primavera nella città in cui vivo. Avevo chiesto al parroco della Basilica di S. Maurizio, posta sulla collina, l’uso del salone sottostante, dove erano presenti tavoli e sedie.
Non avevamo l’uso della cucina per scaldare le pietanze, ma c’erano i piatti e le posate. Il giorno prima ero andata a raccogliere dei grandi mazzi di margherite, che avevo disposto sui tavoli, apparecchiati con delle coloratissime tovaglie di carta. Poco prima dell’ora del pranzo avevo riempito le caraffe di succo di arance, spremute in mattinata.

L’incontro era affollato, alcuni soci li conoscevo, altri no.
Alle 10, chi voleva poteva scendere a fare un giro nel centro storico della città. Non c’erano guide ad accompagnarli – nessuno dei 10 Servas locali era presente all’incontro – ma io avevo distribuito le fotocopie che avevo fatto fare con la piantina e gli itinerari di visita.
Dopo aver fatto pranzo con il cibo portato dai partecipanti – io avevo contribuito con una grossa teglia di porri gratinati – ed aver sparecchiato, ci siamo seduti sui gradini che portano al piazzale sovrastante per la consueta assemblea e gli aggiornamenti.
Era una splendida giornata di sole e il tempo è volato.

Verso le 18 sono iniziate le partenze. Saluti, abbracci, auspici di arrivederci al prossimo incontro. Con le poche persone rimaste sono scesa in città. Abbiamo fatto un giro nel centro storico, poi ci siamo seduti in un caffè a prendere un aperitivo. Quando sono risalita a restituire al parroco le chiavi del salone e a staccare lo striscione Servas che avevo appeso al muro accanto alla scalinata, era buio.
Ero contenta che l’incontro si fosse svolto in modo simpatico e che fosse stato fruttuoso. Avevamo trascorso insieme delle ore piacevoli, non si poteva chiedere di più.

   

La guastafeste
In ogni incontro che si rispetti c’è sempre un guastafeste. Nel nostro caso era una lei, che, pur di essere al centro dell’attenzione, non badava a mezze misure. Elegantissima ed altezzosa, sembrava arrivata da un altro pianeta. Nel corso dell’assemblea, ha continuato a porre domande su che cos’era il Servas, su come fosse possibile che ci fossero delle persone disposte ad ospitare gratuitamente degli sconosciuti senza considerare il pericolo... Erano domande che bloccavano il lavoro dell’assemblea e che, se mai, avrebbero dovuto essere poste in un contesto differente.
Tuttavia, la signora ha raggiunto il punto più alto della sua alterigia quando siamo entrati nel Duomo che è dedicato a San Donato. “Ma quant’è pacchiano!” ha esclamato. L’edificio è in stile neogotico, uno stile sobrio ed essenziale e, in quanto tale, se fosse come dice lei, sarebbe l’unico esempio esistente al mondo di un’opera vistosa e volgare appartenente a questo genere.
Da parte mia, l’ho amato ancora di più da quando a Parigi, entrata nella chiesa di Saint Germain des Prés, mi è sembrato di entrare nel Duomo della mia città...

              Paris St. Germain des Prés                               Duomo di San Donato

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